Sempre più professionisti e lavoratori in Italia si pongono una domanda cruciale: è possibile aprire una Partita IVA pur avendo un contratto di lavoro dipendente? La risposta breve è sì, è assolutamente possibile e, in molti casi, anche vantaggioso. Tuttavia, questa “doppia vita” professionale richiede una navigazione attenta tra normative fiscali, previdenziali e contrattuali.
L’idea di affiancare un’attività autonoma al proprio impiego fisso nasce da diverse esigenze: arrotondare lo stipendio, testare un’idea imprenditoriale con la sicurezza economica di un lavoro stabile, o semplicemente trasformare una passione in una fonte di reddito.
In questa guida completa, redatta dal team di esperti di NGTax, analizzeremo nel dettaglio tutti gli aspetti che devi conoscere per gestire al meglio la coesistenza tra Partita IVA e lavoro dipendente, dalla compatibilità legale alle scelte fiscali più convenienti.
1. La Compatibilità: Posso Davvero Aprire una Partita IVA?
Prima di addentrarci negli aspetti fiscali, è fondamentale verificare la compatibilità della tua attività autonoma con il tuo attuale impiego. Le regole cambiano significativamente tra settore privato e pubblico.
Lavoro Dipendente nel Settore Privato
Per i lavoratori del settore privato, la strada è generalmente spianata. Non esiste una legge che vieti di avere una Partita IVA. Tuttavia, ci sono due vincoli fondamentali da rispettare, derivanti direttamente dal tuo contratto di lavoro e dal Codice Civile:
- L’Obbligo di Fedeltà (Art. 2105 c.c.): Non puoi svolgere un’attività autonoma che sia in concorrenza diretta con quella del tuo datore di lavoro. Ad esempio, se sei un programmatore per un’azienda software, non puoi aprire una Partita IVA per vendere un software concorrente a quello sviluppato dalla tua azienda. Questo violerebbe il principio di lealtà e potrebbe portare a sanzioni disciplinari, fino al licenziamento per giusta causa.
- La Clausola di non Concorrenza: Molti contratti di lavoro includono una specifica clausola di non concorrenza. È essenziale leggere attentamente il tuo contratto (individuale e collettivo) per verificare la presenza di tali clausole, che potrebbero limitare la tua capacità di operare nello stesso settore anche come freelance. Spesso, queste clausole sono valide anche per un determinato periodo di tempo dopo la cessazione del rapporto di lavoro.
Consiglio pratico: In caso di dubbi, è sempre una buona pratica comunicare in modo trasparente con il tuo datore di lavoro riguardo alla tua intenzione di avviare un’attività secondaria, specialmente se opera in un settore affine.
Lavoro Dipendente nel Settore Pubblico (Il Caso Particolare)
Per i dipendenti pubblici, la situazione è molto più stringente. Il principio generale è quello dell’esclusività del rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione. Svolgere altre attività, inclusa quella con Partita IVA, è di norma vietato.
Esistono, però, delle eccezioni importanti:
- Contratto part-time: Se il tuo contratto di lavoro pubblico è di tipo part-time con una prestazione lavorativa non superiore al 50% di quella a tempo pieno, sei generalmente autorizzato a svolgere un’altra attività.
- Autorizzazione dell’Amministrazione: Anche per chi è a tempo pieno, è possibile richiedere una specifica autorizzazione all’amministrazione di appartenenza. Questa autorizzazione viene concessa solo per incarichi occasionali o attività che non creino conflitti di interesse con l’impiego pubblico. L’attività non deve pregiudicare il corretto svolgimento delle mansioni d’ufficio.
Attenzione: Avviare un’attività con Partita IVA senza l’adeguata autorizzazione può comportare gravi conseguenze disciplinari e legali per un dipendente pubblico.
2. La Scelta Cruciale: Quale Regime Fiscale Adottare?
Una volta verificata la compatibilità, arriva il momento della decisione più importante, quella che determinerà il carico fiscale e la complessità gestionale della tua attività autonoma: la scelta del regime fiscale. Le opzioni sono principalmente due: il Regime Forfettario e il Regime Ordinario.
Opzione 1: Il Regime Forfettario (La Scelta più Vantaggiosa)
Il Regime Forfettario è un regime fiscale agevolato, ideale per chi avvia una nuova attività e per chi, come un lavoratore dipendente, vuole gestire un’attività secondaria in modo semplice e con una tassazione ridotta.
I vantaggi del Forfettario sono notevoli:
- Tassazione Sostitutiva: Si paga un’imposta unica del 15% (o del 5% per i primi 5 anni per le nuove attività) che sostituisce IRPEF, addizionali regionali/comunali e IRAP.
- Nessuna IVA: Non devi addebitare l’IVA in fattura, il che ti rende più competitivo sul mercato, e non hai gli obblighi delle liquidazioni periodiche.
- Contabilità Semplificata: Non è richiesta la tenuta dei registri contabili complessi né la registrazione delle fatture.
Tuttavia, per un lavoratore dipendente, l’accesso a questo regime è subordinato al rispetto di un requisito fondamentale:
Il reddito da lavoro dipendente (o assimilato, come la pensione) percepito nell’anno precedente non deve superare la soglia di 35.000 € lordi.
Se la tua RAL (Retribuzione Annua Lorda) dell’anno prima era, ad esempio, di 37.000 €, non potrai accedere al Regime Forfettario per la tua Partita IVA e dovrai obbligatoriamente optare per il Regime Ordinario.
Esiste anche un’altra causa di esclusione: l’attività con Partita IVA non può essere svolta prevalentemente nei confronti del datore di lavoro attuale o di quelli avuti nei due anni precedenti.
Come funziona la tassazione in pratica?
Con il Regime Forfettario, i due redditi (da lavoro dipendente e da Partita IVA) non si cumulano. Vengono tassati in modo completamente separato:
- Reddito da lavoro dipendente: Tassato normalmente in busta paga con le aliquote IRPEF e le detrazioni spettanti.
- Reddito da Partita IVA: Tassato con l’imposta sostitutiva del 5% o 15% sul reddito imponibile (calcolato applicando un coefficiente di redditività al fatturato).
Questa separazione è il più grande vantaggio, perché evita il cosiddetto “salto di scaglione” IRPEF.
Opzione 2: Il Regime Ordinario (o Semplificato)
Se non puoi accedere al Forfettario (ad esempio, perché il tuo reddito da dipendente supera i 35.000 €), dovrai adottare il Regime Ordinario (o la sua versione semplificata).
In questo caso, il meccanismo fiscale cambia radicalmente e diventa molto più oneroso:
Nel Regime Ordinario, si verifica il cumulo dei redditi.
Questo significa che il tuo reddito imponibile totale sarà la somma del reddito da lavoro dipendente (risultante dalla Certificazione Unica) e del reddito netto della tua attività autonoma (ricavi meno costi deducibili).
Su questo reddito complessivo verranno applicate le aliquote IRPEF a scaglioni.
Esempio pratico:
Supponiamo tu abbia una RAL di 35.000 € e un reddito netto dalla Partita IVA di 15.000 €.
- Reddito Complessivo: 35.000 € + 15.000 € = 50.000 €.
- L’intero importo di 50.000 € sarà tassato secondo gli scaglioni IRPEF. Il tuo reddito da autonomo, che di per sé ricadrebbe nello scaglione più basso, viene invece “spinto” verso l’alto e tassato con le aliquote più elevate (attualmente 35% e 43% per le fasce di reddito più alte).
Oltre a un carico fiscale potenzialmente molto più alto, il Regime Ordinario comporta maggiori adempimenti: tenuta della contabilità, gestione dell’IVA, studi di settore (ISA) e pagamento dell’IRAP (se applicabile).
3. La Gestione dei Contributi Previdenziali (INPS)
Un altro dubbio comune riguarda i contributi INPS: “Se il mio datore di lavoro li paga già, dovrò versarli due volte?”. La risposta dipende dalla natura della tua attività autonoma.
Il reddito da lavoro dipendente ha già la sua copertura previdenziale, con i contributi versati dal datore di lavoro. Per l’attività con Partita IVA, dovrai iscriverti a una gestione previdenziale separata.
- Liberi Professionisti (senza cassa autonoma): Se sei un consulente, un designer, un formatore o un altro professionista non iscritto a un albo con cassa privata (come Inarcassa per ingegneri/architetti), dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS. Verserai un’aliquota contributiva (attualmente intorno al 26%) calcolata unicamente sul reddito imponibile generato dalla tua Partita IVA. Non ci sono contributi minimi fissi: se non fatturi, non paghi.
- Artigiani e Commercianti: Se la tua attività rientra in queste categorie (es. e-commerce, idraulico, estetista), dovrai iscriverti alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS. Questa gestione prevede il pagamento di contributi fissi annuali, i cosiddetti “minimali” (circa 4.500 € all’anno), indipendentemente dal fatturato.
Tuttavia, qui arriva un’agevolazione fondamentale per il lavoratore dipendente:
Se hai un contratto di lavoro dipendente a tempo pieno (full-time) e indeterminato, sei esonerato dal pagamento dei contributi minimali INPS per la tua attività di artigiano o commerciante.
In questo caso, verserai i contributi solo in percentuale (circa il 24%) sull’eventuale reddito eccedente una certa soglia (il “reddito minimale”, attualmente circa 18.415 €). Se il tuo reddito da Partita IVA è inferiore a questa soglia, non pagherai alcun contributo INPS per l’attività autonoma. Questo rappresenta un risparmio enorme.
Conclusioni: Affidarsi a un Esperto è la Chiave del Successo
Come abbiamo visto, avviare una Partita IVA mentre si è lavoratori dipendenti è un’opportunità concreta, ma ricca di variabili. La scelta del regime fiscale è il bivio che può determinare un risparmio o un esborso di migliaia di euro ogni anno. L’analisi della propria situazione contrattuale e previdenziale è altrettanto decisiva per operare in totale sicurezza e sfruttare tutte le agevolazioni disponibili.
Prendere la decisione sbagliata può significare pagare molte più tasse del dovuto, incorrere in sanzioni o perdere importanti benefici contributivi.
Per questo, il fai-da-te è altamente sconsigliato. La consulenza di un professionista fiscale non è un costo, ma un investimento.