C’è chi fa datare i problemi fiscali della Juventus al 10 luglio 2018, chi al Covid-19 e chi, semplicemente, a una serie di errori di mercato e di gestione del bilancio. Il 10 luglio 2018, giusto per non dare nulla per scontato, è il giorno in cui la Juventus ufficializzò l’arrivo di Cristiano Ronaldo, all’epoca 33enne, dal Real Madrid per 100 milioni più 12 di oneri accessori.

Secondo molti – voce, però, mai confermata – l’arrivo del fuoriclasse portoghese è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso nel rapporto tra Beppe Marotta, che avrebbe preferito spendere quella cifra in maniera diversa, e Andrea Agnelli, che ha fatto di tutto per portare il giocatore più forte del Pianeta a Torino.

In ogni caso, però, la Juventus oggi si ritrova con alcuni problemi fiscali da risolvere. In particolare due: la questione relativa agli stipendi e alle plusvalenze.

La manovra stipendi

Stando a quanto affermano i procuratori di Torino, la Juventus avrebbe bluffato quando, nel 2020, in piena epoca pandemica, annunciò una intesa con i calciatori per la riduzione delle mensilità da marzo a giugno 2020. Fu comunicato come un atto d’amore dei calciatori verso la maglia.

Con il tempo, però, anche raccogliendo alcune dichiarazioni di calciatori – tra cui Mattia De Sciglio, fedelissimo di Massimiliano Allegri – si scopre che, in realtà, al massimo, i calciatori avrebbero rinunciato a un solo stipendio. Gli altri tre – quindi da aprile a giugno 2020 – sarebbero stati recuperati nelle stagioni a venire o in eventuali cessioni.

Qualora questo reato dovesse essere accertato, si rischierebbe da 1 a 6 anni di reclusione (con multa da 20mila a 5 milioni di euro) ai sensi dell’articolo 185 del Testo Unico in materia di intermediazione finanziaria perché si sarebbe in presenza di alterazioni, appunto, dal punto di vista finanziario.

Le plusvalenze

Qui lo scenario è ancora più impervio per la Juventus. Perché le accuse sono davvero molteplici: dalle dichiarazioni fraudolente alla manipolazione del mercato. La Procura avrebbe accertato ben 155 milioni di plusvalenze fittizie e di manovre stipendi.

Fermo restando che qualsiasi società deve redarre un bilancio d’esercizio, che deve corrispondere al vero, la FIGC ha anche l’obbligo di controllare che tutto venga fatto secondo la legge, rispettando le normative vigenti.

Per non parlare, poi, della UEFA che più di una volta – con tutte le contraddizioni del caso – impone alle squadre di rispettare una sorta di fair play finanziario, cioè che per un triennio bisogna raggiungere un equilibrio tra incassi e spese.

Ebbene, nei primi, ovviamente, la parte più consistente è rappresentata dalle cessioni dei calciatori. Fermo restando che, essendo un bene immateriale, sulla carta il valore del calciatore è deciso in linea di massima in maniera arbitraria, la Procura contesta alla Juventus una serie di plusvalenza gonfiate con altre società (in particolare Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Udinese, Bologna e Cagliari). Ad esempio, sono state messe nel mirino le operazioni che hanno portato il calciatore Elia Petrelli, ora al Cesena, dalla Juventus al Genoa per 8 milioni o Nicolò Rovella, stesso identico passaggio (dalla Juventus al Genoa) ma per 18 milioni di euro.

Il vantaggio è che la società che vende può incassare quei soldi e metterli a bilancio, sopravvalutando – secondo l’accusa in maniera artificiosa – il proprio calciatore. La Juventus è accusata anche di plusvalenza incrociata. Quest’ultima consiste nel passaggio di vari calciatori a prezzi identici, e comunque superiori al reale valore del giocatore, in modo da innalzare il conto economico. Una pratica che è accentuata, ad esempio, anche dal diritto di ‘recumpra’ e dalla percentuale che la squadra di origine ha se la squadra che ha acquistato il calciatore lo rivende a un altro tema.

In pratica, quindi, la società che acquista mette nel suo bilancio la cifra che ha versato e, nello stesso tempo, inserisce anche la stessa cifra che ha ricavato per il calciatore. La società che ha bisogno di liquidità immediata incasserebbe i soldi subito mentre la società partecipe di questo sistema inserisce nel bilancio una cessione ‘a rate’.

Ovviamente, di passaggio di soldi neppure l’ombra. A ciò, come detto, va aggiunta la postilla di una eventuale percentuale di incasso qualora il calciatore dovesse essere ceduto a un’altra squadra. Ribadiamo che, al momento, si tratta solo di accuse che la Juventus ha rispedito al mittente.

In ogni caso, però, i fatti certi sono due. Il 28 novembre 2022 tutto il CdA della Juventus, Andrea Agnelli compreso, si è dimesso e che l’UEFA ha estromesso la Juventus dalle competizioni europee per la stagione 2023/24 (i bianconeri si erano qualificati per la Conference League). Per alcuni tifosi bianconeri sarebbe perfino un vantaggio perché offrirebbe la possibilità agli uomini di Massimiliano Allegri di concentrarsi solo sul campionato e ripartire da zero. Ma che sia un bene o un male, potrà deciderlo solo il campo.